Antibes, Côte d’Azur, la famosa Costa Azzurra, a un tiro di sasso da Ventimiglia, dai respiri del suol patrio. Scavalcata la frontiera, la segnaletica blu davanti e il monte Bianco alle spalle, l’aria française investe il turista nei subdoli rilevatori di velocità posti sulla sinistra della strada e non sulla destra come “a casa” e nelle abusate rotatorie, i rond point, uno ogni 100 metri in pratica. La costa brulica di turisti, a ciascuno un fazzoletto di sabbia un metro per due, spiagge brevi e subito il mare. Segno di estrema civiltà le docce: gratuite e disponibili su tutte le spiagge libere.
L’acqua è calma sotto i raggi d’agosto, molta strada prima di non avvertire più il basso fondale sotto i piedi. Nulla in comune con il mare della consanguinea Cannes, che sospira più torbido e usurato sotto lo sguardo ricercato della città. Cannes. Persino in giorni lontani dal suo red carpet aleggia ancora tra le palme della promenade de la Croisette il soffio della popolarità. In quei 2 km tra mare e alberghi di lusso risuonano le eco degli applausi di maggio.
Cannes è proprio questo, una star che si gode il sole e la fama, coi suoi locali esclusivi, molti dei quali estremamente selettivi all’ingresso. Una star che raccoglie i frutti di un solo mese di lavoro, in primavera, sotto i flash del festival. Più friendly il clima della vicina Nizza, Nice, che ospita un polo universitario e la sera si riempie di giovani di ogni razza, etnia e lingua, un grande arcobaleno di facce e di intenti, un caleidoscopio di turisti e indigeni che affollano la piazza o si riversano sulla lunga promenade des anglais, l’elegante ed ampio lungomare.
Sospiri di italiano serpeggiano un po’ ovunque, la vicina Italie fa sentire la sua presenza e i niçard mostrano di apprezzare particolarmente il francese parlato da chi è italiano, con inflessioni che rendono l’ospite subito riconoscibile “vous êtes italienne?”.
Nota dolente la pizza: non sarà facile, per chi lo desidera, sentirsi a casa con una bella Margherita. Le pizze locali non somigliano neppure un po’ all’ancestrale progenitore italiano, zeppe di formaggio di certo neanche lontanamente imparentato con la mozzarella, il fromage râpé, tagliato in formato simile alle carote julienne e seminato in estrema abbondanza sulla pasta. Apprezziamo lo sforzo ma francamente chiamarla pizza è un abuso. Comunque chi si accontenta gode, anzi, in questo caso, mangia. D’altra parte per chi ama la cucina italiana può essere francamente difficile abituarsi a quella francese.