Una lucertola che sfiora i 3 metri di lunghezza e supera gli 80 chili di peso, un predatore all’apice della catena alimentare in grado di nutrirsi di prede molte volte più grandi di lui, come cervi e bufali d’acqua: è il drago di Komodo, il varano che sopravvive sulle ultime cinque isole dell’arcipelago indonesiano. E’ vulnerabile di estinzione e oggetto di una incoraggiante scoperta da parte del team di ricerca dell’università di Firenze nonchè protagonista della nuova House of Giants al Parco Natura Viva di Bussolengo.
“Lo scorso anno – spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva di Bussolengo – i ricercatori hanno scoperto l’ultima popolazione vivente di questo varano, il che conclude le scoperte relative all’esistenza del drago di Komodo”. Di fatti, nonostante si tratti di un rettile che calca il Pianeta Terra da 90 milioni di anni, la letteratura scientifica fa la sua conoscenza solo nel 1912, “nascosto” com’era su un arcipelago nel mezzo dell’Oceano Indiano. “I dati sulla nuova scoperta sono ancora in corso di pubblicazione – prosegue Spiezio – ma l’intera popolazione in natura attualmente si aggira intorno alle 4mila unità. E mentre nell’area protetta del Parco Nazionale di Komodo il trend risulta stabile, sull’Isola di Flores – non soggetta a vincoli di protezione – risulta un declino del 40% a partire dalla fine degli anni ’60”. Anche per questa specie, le cause sono comuni a quelle di molte altre: la sottrazione delle prede da parte dell’uomo, la pressione sull’habitat a causa del turismo di massa e la deforestazione provocata dall’espansione agricola delle piccole popolazioni locali mettono a serio rischio l’ecologia del drago di Komodo. “Ma la ricerca non è finita qui”, conclude Spiezio. “Si stanno iniziando a mettere appunto dei modelli predittivi per cercare di capire il modo in cui il cambio del clima possa incidere sulla distribuzione degli esemplari sulle isole, monitorando soprattutto la variazione della vegetazione e del livello del mare”. La costa diventa più secca e le foreste monsoniche si spingono più in alto, a danno delle formazioni vegetali più in quota. Ma per sapere come e se i varani si adatteranno, dovremo attendere gli studi dei ricercatori italiani.
CURIOSITA’ – Come molti altri rettili, il drago di Komodo usa la lingua per localizzare, assaporare e annusare gli stimoli esterni con il senso vomeronasale dell’organo di Jacobson. Con l’aiuto del vento favorevole e la sua abitudine di spostare, mentre cammina, la testa da un lato all’altro, il drago di Komodo è in grado di individuare una carcassa a 4-9,5 km di distanza. In passato si riteneva che il drago di Komodo fosse sordo, poiché nel corso di uno studio effettuato in natura gli esemplari osservati non davano alcun segno di risposta a fischi, voci alte o grida. Questa ipotesi venne messa in discussione quando Joan Proctor, una dipendente del Giardino Zoologico di Londra, insegnò ad un esemplare in ambiente controllato di uscire allo scoperto al suono della sua voce, perfino quando non poteva essere vista.