La pizza è uno degli alimenti più diffusi lungo il territorio italiano e più conosciuto all’estero, come chiaro rimando all’Italia. La storia di questo alimento è tutt’oggi incerta, ma le prime testimonianze di pizza margherita e marinara risalgono alla fine del ‘700-inizi dell’800.
Inizialmente si trattava di un cibo povero alla portata di tutti, circoscritto al sud Italia, ma pian piano ha preso piede lungo tutto il territorio. Attualmente, invece, è la base per le ricette di grandi chef, rappresenta un pasto completo che può diventare una vera e propria esperienza sensoriale con combinazioni di sapori davvero particolari che fino a qualche decennio fa apparivano impensabili.
Le differenze tra gli stili di pizza
Si fa presto a dire pizza, ma al giorno d’oggi ne esistono diverse tipologie e diverse scuole di pensiero che permettono di classificare la pizza a seconda di determinate caratteristiche. Per lo straniero che mette per la prima volta piede in una pizzeria italiana, infatti, è difficile orientarsi poiché all’estero esiste solo lo stile “italiano” che differenzia la pizza più conforme agli standard originali da quella alta, formaggiosa, e piena di ananas e “pepperoni” (salame piccante).
- PIZZA NAPOLETANA: si tratta della ricetta originale. Lo stile napoletano caratterizza le pizze morbide e sottili, cotte generalmente in forno a legna per pochissimo in tempo, in modo da non seccare o bruciare l’impasto. Molte pizzerie di Napoli, inoltre, servono solo le tradizionali: la napoletana, appunto (pomodoro, aglio e origano) e la margherita.
- PIZZA “A CANOTTO”: l’ultima tendenza è quella delle pizze cosiddette “a canotto”. Con questo termine, forse inappropriato, si intende un particolare tipo di pizza caratterizzato da un impasto ad alta idratazione e maturazione che conferisce elevata alveolatura (gli alveoli sono “i buchi” dell’impasto) e di conseguenza una digeribilità maggiore. Di solito, viene servita con degli accostamenti di ingredienti particolari e “gourmet”.
- PIZZA ROMANA: la pizza romana, detta anche pinsa, si differenzia dalla classica napoletana in quanto è molto croccante, anzi, come definita dai romani “scrocchiarella”. In genere, la pizza romana viene stesa su una pala rettangolare ed è cotta in forni elettrici. La caratteristica principale è la “tecnica del freddo”: l’impasto viene fatto riposare in celle frigorifere ad una temperatura -4°.
- PIZZA AL TAGLIO: Una variante della pizza romana tonda è la pizza in teglia, detta anche pizza al taglio. Si tratta di una tipologia di pizza cotta, appunto, in teglia e servita a quadratini in modo da poter assaporare diversi gusti. La consistenza è solitamente spugnosa, e può esser mangiata anche fredda senza perderne il gusto.
- PIZZA FRITTA: con questa locuzione si possono creare dei fraintendimenti. A Napoli, la pizza fritta è un calzone fritto, fatto con la stessa pasta della pizza, farcito in diversi modi (i più classici sono scarola, olive, acciughe e pinoli; cicoli, ricotta, provola e pepe oppure pomodoro e mozzarella). In altre zone della Campania, invece, si chiama appunto calzone fritto o panzerotto, che lo differenzia da quello cotto invece nel forno, mentre il termine “pizza fritta” viene usato come sinonimo di “montanara” e si intende la pizzetta farcita con pomodoro, parmigiano e basilico.