Il referendum costituzionale 2016 è ormai vicinissimo: al 4 dicembre manca davvero poco e lo scontro a livello politico si fa sempre più aspro non solo tra le forze politiche, ma anche all’interno dei partiti, specialmente per quanto riguarda il PD.
Il partito del premier Matteo Renzi, che sulla riforma si gioca praticamente tutta la credibilità della sua azione politica e secondo molti la sopravvivenza stessa dell’esecutivo da lui guidato, è dilaniato al proprio interno da un duro confronto interno tra il premier e la minoranza, che si è ormai schierata quasi del tutto per un “no” come espressione di voto al referendum costituzionale 2016.
Bersani ha ufficializzato il proprio “no”
L’ultimo big del partito in ordine di tempo a prendere posizione a favore del “no” e quindi contro la riforma costituzionale è stato Pierluigi Bersani.
L’ex segretario del PD, nonchè ex premier incaricato, ha reso ufficiale la propria posizione, su cui si rincorrevano da tempo voci sempre più insistenti.
All’ex segretario non sono quindi bastate le affermazioni di Renzi, il quale negli ultimi giorni aveva più volte promesso cambiamenti sostanziali alla legge elettorale, altro terreno di duro scontro tra le forze politiche.
Bersani ha reso ufficiale la propria presa di posizione nel corso di una intervista concessa al Corriere della Sera, dove ha imputato al premier-segretario di non aver mai seriamente preso in considerazione la possibilità di cambiare l’Italicum e di non aver mai avviato una discussione costruttiva sul referendum costituzionale 2016 all’interno del PD.
L’ex segretario del PD ha motivato la scelta di votare contro la riforma costituzionale, affermando che la nuova Costituzione finirebbe con il far venire meno il bilanciamento dei poteri, rendendo l’esecutivo troppo “forte” rispetto agli altri poteri cardine dello Stato.
Quindi ha messo sul tavolo il problema della disaffezione della base per il partito ed ha motivato la sua scelta di votare “no” al referendum costituzionale 2016 anche come modo per cercare di recuperare il rapporto con quella parte di elettorato deluso dall’azione di Renzi e del suo governo.
La replica di Renzi
Renzi non ha tardato a far pervenire la propria replica a Bersani, affermando di trovare incoerente la presa di posizione dell’ex segretario sul referendum costituzionale 2016, visto che la riforma che ora critica è stata da lui votata in ben tre passaggi parlamentari.
Quindi ha ribadito il concetto secondo cui ogni elettore debba cercare di votare non pensando di farlo “contro questo o quell’uomo politico”, ma facendosi guidare soltanto dalla valutazione sulla bontà o meno della riforma costituzionale sottoposta al vaglio degli elettori.
Bersani riceve l’appoggio di Speranza e Marino
L’ufficializzazione della posizione di Pierluigi Bersani ha trovato il plauso di due nomi importanti come Marino e Speranza.
Il primo ha affermato che votare “no” al referendum costituzionale 2016 sia solo ed esclusivamente dimostrazione di buon senso, mentre il secondo ha ventilato un pericolo per le fondamenta democratiche del paese come motivo primario per esprimere il proprio dissenso il giorno del referendum costituzionale 2016.
Franceschini e Cuperlo criticano Bersani
A sostegno di Renzi è arrivata la presa di posizione di Franceschini, il quale si è detto umanamente colpito dalla scelta di Bersani e di non capire il motivo di questa sua decisione. Franceschini ha ventilato la possibilità che dietro questa scelta vi sia solo la volontà di condurre una lotta contro Renzi all’interno del PD.
Cuperlo, che è tendenzialmente orientato a votare come Bersani al referendum costituzionale 2016, ha criticato l’ex segretario, affermando che tali prese di posizione non fanno bene all’unità del partito.